Macerie putiniane, l’affondo di Zakharova e il patriottismo di Salvini

Il crollo della Torre dei Conti a Roma del 3 novembre 2025 è divenuto pretesto per una nuova offensiva propagandistica russa contro l’Italia. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha sfruttato il drammatico cedimento della struttura medievale per attaccare il governo italiano sugli aiuti all’Ucraina, affermando che il Paese “crollerà completamente” se continuerà a “sprecare” risorse economiche nel sostegno a Kyiv. Questo episodio rappresenta un classico esempio di operazioni di influenza russa verso l’Italia, dove la cronaca locale diviene arma di disinformazione per minare la coesione europea e alimentare dubbi interni sulla gestione delle priorità nazionali.

Le operazioni di influenza russa sfruttano crisi contingenti per diffondere narrativi divisivi e alimentare sfiducia verso le istituzioni occidentali, con particolare focus sui Paesi europei come l’Italia.

Il crollo della Torre dei Conti e la provocazione di Zakharova

Cosa è accaduto nel centro di Roma

Intorno alle 11:30 del 3 novembre 2025, un primo cedimento ha colpito la Torre dei Conti, la medievale struttura che domina i Fori Imperiali a Roma. Poco dopo l’una del pomeriggio si è verificato un secondo crollo durante le operazioni di soccorso, intrappolando un operaio in quota e ricoverando un altro in codice rosso presso l’ospedale San Giovanni. Il bilancio immediato ha registrato tre operai ulteriormente recuperati dalle impalcature tramite autoscala, mentre l’area è stata completamente interdetta a traffico e pedoni. In quegli stessi minuti di tensione, mentre i Vigili del fuoco lottavano per salvare vite umane, la retorica di guerra irrompeva brutalmente nella cronaca romana attraverso il canale Telegram della portavoce del ministero degli Esteri russo.

La provocazione di Maria Zakharova

Mentre l’emergenza ancora si sviluppava nei Fori Imperiali, Maria Zakharova pubblicava un messaggio sul proprio canale Telegram contenente un’affermazione provocatoria: “Finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente i soldi dei suoi contribuenti, l’Italia crollerà tutta: dall’economia alle torri”. La portavoce russa accompagnava questa affermazione con una citazione precisa di dati economici, attribuendo al governo italiano circa 2,5 miliardi di euro stanziati per l’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa nel 2022, cifra che includeva aiuti militari, umanitari e finanziari.

Le reazioni da Palazzo Chigi e dalla maggioranza parlamentare italiana arrivarono in pochi minuti, con fonti di governo che definirono le parole di Zakharova “squallide” e inopportune, tanto più pronunciate mentre ancora si lavorava per salvare una vita umana. Questa tempestività nella risposta rifletteva la comprensione immediata di una strategia comunicativa ben rodada, destinata a intercettare umori antieuropei e suggerire che aiutare l’Ucraina significasse togliere risorse alle priorità nazionali.

Operazioni di influenza russa verso l’Italia

La strategia propagandistica e i target

La provocazione di Zakharova rappresenta un esempio emblematico della strategia russa di disinformazione verso i Paesi europei, ma con peculiarità rilevanti nel caso italiano. Il messaggio non era primariamente indirizzato al circuito diplomatico ufficiale, bensì rivolta al pubblico interno italiano, con l’obiettivo di sfruttare l’impatto emotivo di una tragedia locale per renderla memorabile e associarla a scelte politiche contestate.

Questa metodologia non è nuova: negli ultimi anni, la portavoce russa ha adottato toni muscolari verso molteplici Paesi europei, attaccando Parigi, Berlino e varie capitali dell’Unione europea dal pulpito dei propri canali social e ufficiali. Il registro rimane costante: rovesciare addosso agli avversari il costo morale, economico e politico della guerra, accostando i “costi” dell’aiuto a Kyiv al presunto “declino” delle società occidentali.

L’uso dei social media e di Telegram

Le piattaforme digitali, in particolare Telegram, rappresentano il principale veicolo di diffusione della propaganda russa verso l’opinione pubblica italiana ed europea. Il canale di Zakharova è descritto come “pieno di provocazioni”, fungendo da amplificatore ufficiale di messaggi che combinano appelli nazionalistici, critiche alle istituzioni internazionali e narrativi di declino occidentale.

La scelta di Telegram non è casuale: la piattaforma offre una maggiore libertà di espressione rispetto a ecosistemi controllati come Facebook o Twitter/X, permettendo una diffusione virale tra comunità specifiche. In Italia, dove la penetrazione di Telegram è particolarmente significativa tra segmenti della popolazione sensibili a messaggi anti-establishment, questa strategia trova terreno particolarmente fertile per la ricezione di narrativi alternativi.

Il ruolo delle reti di influenza e dei legami politici

La query originaria sottolinea come l’Italia presenti “legami ambigui” tra figure politiche nazionali e Mosca, facendo specifico riferimento a personalità come Matteo Salvini. Sebbene i search results forniti non entrino nel dettaglio di queste relazioni, è noto che la Russia ha storicamente investito in costruire reti di influenza presso attori politici europei anti-establishment o sovranisti, vedendo in essi alleati potenziali nella frattura dell’unità europea. Queste connessioni rappresentano non solo una questione di influenza diplomatica, ma un elemento strutturale della strategia russa di divisione interna agli Stati occidentali.

Le relazioni economiche Italia-Russia e l’impatto delle sanzioni

L’interscambio commerciale pre-sanzioni

Prima dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, l’interscambio italo-russo rifletteva un equilibrio pragmatico basato su interessi reciproci reciproci. Nel 2021, oltre 500 imprese italiane operavano in Russia con investimenti diretti e joint venture nei settori impiantistico, farmaceutico, agroalimentare e moda. Specularmente, circa 400 aziende russe avevano sede o partnership operative in Italia, in particolare nel comparto metallurgico e dell’energia.

Questa struttura economica rappresentava un fattore di stabilità geopolitica relativa, dove l’assenza di “affinità politica” veniva compensata da interessi economici concreti. Per Roma, Mosca rappresentava un fornitore essenziale di energia e materie prime; per la Russia, l’Italia costituiva un interlocutore tecnologico, culturale e industriale di fiducia all’interno dell’Unione europea.

L’impatto dei pacchetti di sanzioni

Col passare del tempo, il Consiglio dell’Unione europea ha approvato pacchetti di sanzioni che hanno inciso profondamente sull’economia reale russa. Le restrizioni hanno colpito i comparti più innovativi dell’industria moscovita: elettronica, aerospazio, componentistica meccanica e beni di lusso. L’impatto per l’Italia è stato immediato e significativo: -50% delle esportazioni verso la Russia già a marzo 2022, seguito da un progressivo assestamento intorno a -30% nei mesi successivi.

Molte aziende italiane hanno sospeso temporaneamente le attività, mentre altre hanno riorientato le vendite verso i mercati balcanici, mediorientali e caucasici, dove la domanda russa si era in parte riversata. Questa riconversione rappresenta sia un’opportunità strategica che una sfida competitiva per il tessuto industriale italiano, con effetti sulla competitività di molte imprese manifatturiere.

La strategia di diversificazione energetica italiana

Il governo italiano ha accelerato una strategia di diversificazione energetica in risposta alla vulnerabilità strutturale del Paese rispetto alle forniture russe. L’accordo firmato con l’Algeria nel luglio 2022 ha previsto 4 miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas naturale, segnando l’inizio di una nuova fase geopolitica mediterranea.

Tuttavia, la riconversione logistica dello Stivale ha inciso pesantemente sulla competitività di molte imprese manifatturiere, generando un costo economico interno non indifferente. È su questo terreno che la provocazione di Zakharova colpisce: alimentando dubbi sulla convenienza economica del posizionamento italiano pro-europeo e anti-russo, suggerendo che l’Italia stia pagando un prezzo eccessivo.

Il contesto geopolitico europeo e i tentativi di frattura

L’unità europea sotto pressione

La strategia russa non mira esclusivamente al territorio italiano, ma alla frattura dell’unità europea nel suo complesso. Gli attacchi di Zakharova verso molteplici capitali europee rappresentano un coordinamento propagandistico volto a minare il consenso verso le scelte comuni di supporto a Kyiv e di imposizione di sanzioni a Mosca.

La Russia comprende che l’Europa rappresenta una coalizione fragile di interessi differenti: dall’energia al commercio, dalle priorità di sicurezza ai tempi di rientro nei rapporti con Mosca. Alimentando dibattiti interni, creando divisioni tra governi e opinioni pubbliche, e suggerendo narrative di declino economico legate al supporto ucraino, Mosca cerca di erodere la determinazione collettiva del blocco occidentale.

Il dato sul supporto europeo all’Ucraina

Secondo i dati, l’Unione europea ha messo in campo nel quadriennio 2022–2025 oltre 4,2 miliardi di euro in aiuti umanitari, oltre alle partite militari e finanziarie. In prospettiva, il Consiglio e la Commissione stanno costruendo strumenti per stabilizzare Kyiv nel lungo periodo, dalle reti energetiche alla sanità, fino al sostegno alle piccole e medie imprese.

L’Italia, storicamente prudente nel suo impegno militare diretto, ha scelto di giocare la propria partita su questa dimensione di resilienza economica e stabilità strutturale, convinta che il supporto alle infrastrutture ucraine valga quanto — e talvolta più — della sola fornitura militare immediata.

Strumenti di riconoscimento e contrasto della propaganda

Come identificare la disinformazione russa

Per contrastare efficacemente le operazioni di influenza russa, è essenziale riconoscere i pattern comuni della propaganda moscovita. Innanzitutto, la combinazione di un evento contingente (il crollo della Torre) con affermazioni politiche generali rappresenta una tecnica classica di “piggybacking propagandistico”.

In secondo luogo, l’utilizzo di cifre economiche precise ma decontestualizzate conferisce apparenza di credibilità scientifica a affermazioni che rimangono fondamentalmente speculative. I 2,5 miliardi citati da Zakharova, sebbene cifra reale, vengono presentati come “sprechi inutili” senza considerare il quadro di supporto europeo collettivo o i ritorni strategici geopolitici.

Il ruolo delle istituzioni italiane ed europee

La risposta tempestiva di Palazzo Chigi nell’etichettare le parole di Zakharova come “squallide” e inopportune rappresenta un primo passo cruciale. Tuttavia, il contrasto efficace della propaganda richiede una comunicazione più articolata e proattiva, che non si limiti a rigettare le affermazioni russe, ma che spieghi chiaramente alla cittadinanza italiana il razionale strategico e economico del supporto all’Ucraina.

L’Unione europea, inoltre, deve investire in alfabetizzazione mediatica presso la cittadinanza, sviluppando capacità critiche di riconoscimento della disinformazione. Parallelamente, una regolamentazione delle piattaforme digitali che richieda trasparenza sulla provenienza dei contenuti potrebbe ridurre la velocità di diffusione della propaganda coordinata.

Conclusioni

L’affondo di Maria Zakharova contro l’Italia, sfruttando la tragedia della Torre dei Conti, rappresenta una versione particolarmente cinica delle operazioni di influenza russa, dove la sofferenza umana diviene strumento retorico. Tuttavia, la rapidità della reazione italiana e il sostanziale mancato attecchimento di questa provocazione a livello istituzionale suggeriscono una capacità di resistenza dell’apparato pubblico italiano.

Il vero pericolo risiede nella permeabilità dei segmenti di opinione pubblica più fragili a questi messaggi, nei quali il tema del “declino nazionale” e della “perdita di sovranità economica” trovano risonanza. Per questo, la sfida strategica dell’Italia non è solo geopolitica, ma comunicativa e civica, richiedendo un rinnovato patto di fiducia tra istituzioni e cittadinanza fondato su trasparenza, chiarezza argomentativa e visione condivisa del posizionamento europeo.

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