Guida alla sana alimentazione di Festambiente

Un valido strumento realizzato da Legambiente per capire l'importanza che hanno certi alimenti nella nostra deita quotidiana. Consigli utili per aiutare il nostro benessere fisico cominciando proprio con una sana abitudine alimentare sceglendo cibi sani nel pieno rispetto dell'ambiente. "La vita è troppo breve per bere e mangiare male"

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Sicurezza alimentare

sicurezza alimentare

 

L’Italia è a un bivio nella sua storia agricola ed industriale: le scommesse dell’internazionalizzazione dei mercati, la delocalizzazione di molte produzioni nei paesi emergenti pongono le produzioni italiane in condizione di forte stress. Ma è un bivio che può essere affrontato con successo scegliendo il ciclo corto e la qualità. Lo sviluppo di nuove e più dinamiche forme di valorizzazione dei sapori e dei saperi locali può essere la chiave di volta per la congiunzione di un cerchio che finora ha visto produzione industriale ed agricola e tutela dell’ambiente spesso in contrapposizione. La parola d'ordine è sostenibilità ambientale. Il compito di Legambiente è sempre più quello di creare sinergie ed alleanze che possano portare a strade praticabili per uno sviluppo che contemperi queste istanze e sottoponga proposte alle istituzioni nazionali ed internazionali per il governo dei fenomeni globalizzanti.


Le azioni di Legambiente

Tipicamente Ambientalisti

Le forme di industrializzazione dell’agricoltura del Novecento sono tra i principali responsabili di molti degli attuali, più gravi squilibri ambientali del pianeta: cambiamenti climatici, minore disponibilità di acque di falda e di superficie, impoverimento del suolo, deforestazione, erosione genetica, forzatura della maturazione e della stagionalità dei prodotti con perdita dei sapori, cibi contaminati da residui chimici pericolosi per l’uomo e l’ambiente. Oggi possiamo spezzare questa dimamica e trasformare l'agricoltura in un prezioso alleato per affrontare le grave crisi ambientale e creare un'economia sostenibile

Leggi Manifesto sulla nuova agricoltura

I marchi di Qualità

L'Italia è un paese di qualità. Dove c'è qualità c'è progresso e dove c'è progresso ci deve essere tutela dell'ambiente. Legambiente, con il suo supporto alla valorizzazione e alla tutela dei prodotti tipici, può giocare un ruolo importante nello scompaginare le carte di un processo di sviluppo che punta alle delocalizzazioni delle produzioni, all'omogeneizzazione del gusto e dei consumi. Dobbiamo continuare su questa strada, affinché tutto ciò si possa trasformare anche in consenso per i valori del rispetto dell'ambiente e della valorizzazione delle aree rurali. Nel contempo dobbiamo vigilare affinché, attraverso normative nazionali e internazionali, i prodotti DOP e IGP, non vengano svuotati delle proprie caratteristiche. C'è bisogno anche di un'azione più forte di pressione presso le istituzioni affinché investano per valorizzare queste produzioni affincè cresca la coscienza della "tipicità" come patrimonio nazionale.


La cultura del biologico

Legambiente deve appoggiare lo sviluppo del biologico in Italia. È importante che i circoli promuovano questo tipo di agricoltura impegnandosi a comunicare sempre le valenze ambientali di questo modello di produzione. Bisogna, in particolare, tenere alta l'attenzione sulla qualità della refezione scolastica e degli altri istituti sensibili (ospedali ecc.): è in quelle sedi infatti che va svolta una battaglia serrata per il biologico e per i prodotti free OGM. E’ necessario coinvolgere gli enti di gestione dei parchi e le associazioni di categoria in progetti che promuovano, nelle aree vocate, modelli agricoli ad alto rendimento ambientale ed economico, come appunto l'agricoltura biologica, interagendo anche con la rete di ospitalità rurale che caratterizza queste aree. Dobbiamo promuovere l’agricoltura a basso impatto ambientale nell’ambito dei nostri progetti di cooperazione internazionale, laddove questa possa consentire alle realtà produttive locali di accedere ad un settore di mercato caratterizzato da una alta redditività e da una maggiore ricettività dei consumatori.

Leggi Progetto conversione agricoltura sul sito di Legambiente

 

OGM

In Italia è proibito coltivare OGM, ma non venderli. I cibi che ne contengono più dello 0,9% devono riportarlo in etichetta. Tuttavia non baste leggere quest’ ultima, poichè le etichette di salumi, carni, uova, latte, latticini e tutti i derivati da animali alimentati con mangimi OGM, non contengono informazioni relative alle filiere di produzione. Non vengono coltivati nel nostro paese gli alimenti transgenici, ma li importiamo come mangimi per l’alimentazione degli animali. Studi economici della FAO dimostrano che negli ultimi 15 anni, mentre gli OGM si sono diffusi nel mondo, la produzione alimentare NON è aumentata: negli USA, infatti, cominciano ad abbandonarli. Legambiente si pone in difesa del principio di precauzione e della volontà dei cittadini italiani che hanno già da tempo chiaramente espresso contrarietà all’introduzione di coltivazioni OGM sul territorio nazionale, battendosi contro la coltivazione di organismi geneticamente modificati, per un agricoltura sostenibile e di qualità ed cercando di indurre il consumatore ad acquistare prodotti biologici certificati.

 

Globalizzazione dell’agricoltura

Esprimiamo profonda preoccupazione per il futuro dei sistemi agrari e alimentari del pianeta. Siamo per il riconoscimento del principio della sovranità alimentare quale presupposto per definire le politiche agro-alimentari di ogni Paese e le strategie che riconoscano la prioritaria necessità di debellare la fame dal pianeta attraverso uno sviluppo rurale sostenibile sul piano ecologico e sociale. Riteniamo che il commercio agro-alimentare debba essere regolamentato secondo norme e criteri specifici a tutela dei produttori, dei lavoratori, dei consumatori e dei mercati locali, riconoscendo il legame fra produttori e territorio. Legambiente deve contribuire con progetti virtuosi alla formalizzazione di un modello di sviluppo che armonizzi le molte forme di agricoltura presenti nel mondo.

 

Pesticidi

I pesticidi si utilizzano per impedire che le coltivazioni agricole vengano attaccate da vari infestanti. Gli effetti dannosi per la salute provocati dai pesticidi sono proporzionali alla quantità di sostanza assorbita e ai tempi di esposizione, oltre che alle caratteristiche proprie di ciascuna sostanza. Gli agricoltori sono la categoria più esposta al rischio di intossicazione acuta, per inalazione e contatto diretto. Tutte le altre persone, invece, possono essere soggette ad eventuali effetti tossici dovuti all'accumulo dei residui di pesticidi nell'organismo.

 

Stop Pesticidi 2015

Dal comunicato stampa di Legambiente del 30 settembre 2015 

In Italia l’uso della chimica in agricoltura è sempre elevato (siamo i primi consumatori europei di fitofarmaci e molecole chimiche per l’agricoltura secondo l’ultimo rapporto Eurostat) ma va rilevato il costante aumento della superficie coltivata con metodo biologico (+23,1% dal 2010 al 2013) e la sempre maggiore diffusione di pratiche agricole alternative e sostenibili.

Nonostante ciò, il quadro che emerge dall’ultimo rapporto "Stop Pesticidi" è tutt’altro che rassicurante: il 42% dei campioni analizzati (su un totale di 7132) risulta contaminato da uno o più sostanze chimiche. Il multiresiduo (presenza concomitante di più residui chimici in uno stesso campione alimentare), è salito di cinque punti percentuale dal 2012 al 2014, passando dal 17,1% al 22,4%, con campioni da record: cinque residui nelle mele, otto nelle fragole, quindici nell’uva da tavola, cioè in alimenti dalle ben note proprietà nutrizionali che però finiscono sulle nostre tavole carichi di pesticidi.

Un dato rilevante è che su 37 vini analizzati, 24 contengono una media di 3 o 4 residui di fitofarmaci, con punte fino a 8 residui in un vino DOC di produzione locale (Provincia di Bolzano). Situazione analoga in Friuli Venezia Giulia, dove in un campione di vino sono stati rilevati fino a sette residui e quasi metà dei campioni di frutta analizzati con multiresiduo, ed ancora più preoccupante in Puglia, dove un campione di uva contiene fino a 15 diverse sostanze attive. Cocktail di sostanze attive si trovano anche in Liguria in produzioni tipiche quali un campione di basilico di produzione locale ligure con  sette, mentre un campione di mele di provenienza extraregionale risulta regolare ma con sei diversi residui chimici, tra cui il Boscalid e il Clorpirifos. In Emilia Romagna sono stati rilevate 11 non conformità, di cui 5 in campioni di pere, clementine e uva da vino trattate con sostanze attive non più autorizzate in Italia per queste colture, mentre le restanti irregolarità riguardano il superamento  dei limiti consentiti rispettivamente su finocchi, fagiolini, funghi e sulle bietole. Tredici irregolarità, ma su un numero di campionature molto elevate, sono state registrate in Puglia, su campioni di clementine, carciofi, rape, pomodori, pesche, bietole, lattuga, uva, pesto e su campioni di melagrana e ciliegie provenienti dalla Turchia, in tutti i casi per superamento dei limiti massimi consentiti per legge.

Gli studi scientifici hanno ampiamente dimostrato gli effetti che l’uso non sostenibile dei pesticidi produce anche in termini di perdita della biodiversità, riduzione della fertilità del terreno ed accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli. 

 “La normativa vigente  - ha dichiarato la direttrice di Legambiente Rossella Muroni - ha portato nel tempo a controlli più stringenti sull’uso corretto dei pesticidi in agricoltura, tuttavia i piani di controllo dei residui di fitosanitari negli alimenti, predisposti a livello europeo e nazionale, non dedicano la giusta attenzione al fenomeno del multiresiduo e delle sue possibili ripercussioni sulla salute dei consumatori. La normativa infatti, continua a considerare sempre un solo principio attivo, fissandone i limiti come se fosse l’unico a contaminare un prodotto. Come abbiamo visto però, i residui possono essere anche più di dieci e dunque è fondamentale che l’Efsa si attivi per valutare e definire i rischi connessi ai potenziali effetti sinergici sulla salute dei consumatori e degli operatori e quelli sull’ambiente. Anche la legislazione europea (Regulation (EC) No. 396/2005) chiede che nella determinazione del LMR si tenga conto  dei possibili effetti cumulativi, additivi e sinergici tra le sostanze, metodologia che oggi tarda ad essere applicata”.

Scarica il dossier di Legambiente "Stop Pesticidi 2015"

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