Arriva il vino bio e parte V.I.V.A un progetto a favore della viticoltura sostenibile.

12/04/2013

Le novità “amiche dell’ambiente” presentate a Vinitaly

A partire dalla vendemmia del 2012 è entrato in vigore il nuovo Regolamento 203/2012 sulla vinificazione biologica. Atteso da più di 20 anni, la norma ha preso il via solo quando si è riusciti a trovare un accordo su alcuni punti critici. Sino ad allora, sullo scaffale era reperibile solo il vino “da uve da agricoltura biologica” (dicitura destinata a scomparire presto). Mentre le regole da rispettare in campo e nella coltivazione erano già ben definite dalla disciplina europea sull’agricoltura biologica, nessun paletto e nessuna norma era stata fissata per la cantina. 

Il punto più spinoso, attorno a cui si è discusso per decenni, ha riguardato l’anidride solforosa. Si tratta di una sostanza chimica indispensabile per la vinificazione soprattutto dei bianchi e ammessa anche nel vino biologico, seppure in concentrazioni più basse rispetto al prodotto convenzionale (100-150 mg/litro a seconda che il vino sia rosso o bianco contro i 150-200 mg/l dei prodotti non bio).

L’anidride solforosa è una sostanza allergenica che va dichiarata in etichetta: per questo motivo non era facile accertarne la presenza in un prodotto bio (visto che molti consumatori percepiscono i prodotti ottenuti dall’agricoltura pulita oltre che  più rispettosi dell’ambiente, anche più salubri). 

Il vino bio, nonostante tutto, ora c’è: può essere etichettato come tale e ottenere il marchio europeo che contraddistingue i prodotti biologici. E, con buona pace di chi ha largamente discusso sulla presenza e sulla concentrazione di anidride solforosa, è anche un prodotto in crescita.

La Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) comunica che nonostante il consumo nazionale di vino sia costantemente in calo da anni (dai 100 litri annuali pro capite degli anni ’70 si è passati ai 38 litri attuali), nel 2012 la spesa per il vino biologico è aumentata del 7,3%. Questo dato riflette anche l’incremento produttivo visto che nel nostro paese sono circa 50mila gli ettari di vigneti destinati alla vinificazione biologica. La Sicilia è la regione più attiva nella conversione dei terreni convenzionali, seguita da Puglia e Toscana.

L’attenzione dei consumatori verso le bottiglie biologiche è interpretata come uno specchio dei nuovi stili di vita più salutistici e orientati alla sostenibilità ambientale. L’andamento positivo del  mercato è ancor più netto se si considerano i dati in costante crescita relativi a Germania, Regno Unito, Francia, Danimarca, Usa, Cina e Giappone.

Ed è proprio in riferimento al crescente interesse verso l’ambientale che trovano spazio anche altre iniziative come V.I.V.A., sostenuto dal Ministero dell’Ambiente e presentato a Vinitaly dal ministro Corrado Clini.Si tratta di un progetto pilota su scala nazionale per la misura della performance di sostenibilità della filiera vite-vino, a partire dal calcolo delle impronte dell’acqua e del carbonio. «V.I.V.A. è un progetto forte perché  grandi aziende vitivinicole italiane, università ed enti di ricerca hanno chiesto al Ministero di farne parte», ha dichiarato il ministro.

 

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